Al momento stai visualizzando Che differenza c’è tra Bitcoin e Ethereum

Che differenza c’è tra Bitcoin e Ethereum

Che differenza c’è tra Bitcoin e Ethereum? Il Bitcoin (BTC) è senz’altro la criptovaluta più famosa, ma ce n’è un’altra altrettanto conosciuta, l’Ether (ETH), utilizzata all’interno della rete Ethereum.

Questi due token digitali sono simili sotto molti aspetti. Entrambi vengono utilizzati per eseguire transazioni online, sono conservati all’interno di un portafoglio di criptovalute e si basano su una rete decentralizzata, cioè la blockchain. Tuttavia, a determinarne la differenza è lo scopo con cui sono stati concepiti. Il Bitcoin è nato come valuta e come riserva di valore, mentre la rete Ethereum è maggiormente destinata all’utilizzo di smart contract e applicazioni decentralizzate.

Cosa è Bitcoin

Il Bitcoin è stato introdotto sul mercato nel gennaio del 2009 dall’idea di Satoshi Nakamoto, pseudonimo della persona che ha introdotto la criptovaluta e che è sempre rimasta nell’anonimato. Si tratta di una valuta digitale che non è gestita da alcuna autorità centrale, a differenza di quelle tradizionali. Non ha una forma fisica, ma le sue transazioni sono associate ad un registro pubblico protetto da crittografia.

Negli anni le criptovalute hanno sollevato l’interesse degli enti governativi, suscitando regolarmente dibattiti e controlli. Pur non essendo ancora oggi un metodo di pagamento ufficialmente riconosciuto, sono riuscite a ritagliarsi una nicchia di mercato in cui coesistono con il sistema finanziario tradizionale.

Ad oggi esistono migliaia di criptovalute. Il Bitcoin nel 2017 (anno del boom delle criptovalute) deteneva l’87% del mercato totale, ma a fine agosto 2022 possedeva una quota di mercato del 40% circa, valutato poco più di 954,3 miliardi di dollari.

Cosa è Ethereum

La tecnologia blockchain, su cui si basa il sistema delle criptovalute, ha utilizzi ben più ampi rispetto ai semplici scambi monetari. Nel luglio 2015 viene lanciata Ethereum, la più grande piattaforma software aperta e decentralizzata, che consente l’utilizzo dei cosiddetti smart contract e delle dApp (applicazioni decentralizzate) senza la gestione da parte di terzi. Tutto ciò è possibile grazie ad un proprio linguaggio di programmazione utilizzato sulla blockchain.

Le applicazioni della rete Ethereum sono tantissime, alimentate da un token crittografato nativo, l’Ether. Comunemente abbreviato in ETH, è stato lanciato per la prima volta nel 2014 in prevendita, riscuotendo un enorme successo. Quattro sono i suoi utilizzi principali:

  • valuta digitale negli exchange;
  • forma di investimento;
  • acquisto di beni e servizi;
  • pagamento delle transaction fee all’interno della rete Ethereum.

Ad agosto 2022 Ethereum aveva un market cap di 818,8 miliardi di dollari e una quota di mercato del 18,8%.

Principali differenze tra Bitcoin e Ethereum

Nonostante il meccanismo di base per il loro funzionamento sia lo stesso, cioè l’esistenza di un registro distribuito e l’utilizzo della crittografia, le differenze tra le reti Bitcoin ed Ethereum sono varie. Una differenza sostanziale sta nel fatto che le transazioni sulla rete Ethereum possono contenere codice eseguibile, mentre i dati delle transazioni della rete Bitcoin servono solo a registrare le informazioni sulla transazione. Inoltre varia il tempo di convalida della transazione e quindi della creazione del blocco (pochi secondi per ETH, qualche minuto per BTC) e gli algoritmi di consenso impiegati (SHA-256 per Bitcoin e LMDGhost per Ethereum).

Scopo e applicazione

Le principali differenze tra Bitcoin e Ethereum sono nello scopo e nell’applicazione per cui sono nate le due reti. Bitcoin voleva essere un’alternativa alle valute tradizionali, aspirando ad essere un mezzo di scambio e una riserva di valore. Ethereum è stata concepita come una piattaforma per smart contract, dApp e qualsiasi altra applicazione della tecnologia blockchain attraverso un’unica rete.

Protocolli di consenso

Bitcoin utilizza la cosiddetta Proof of Work, un protocollo di consenso che necessita dell’approvazione delle operazioni da parte di diversi nodi della rete per prevenire gli attacchi informatici. Si tratta di un meccanismo piuttosto criticato per il suo elevato dispendio energetico a causa della potenza di calcolo richiesta ai nodi.

Da settembre 2022 Ethereum nella sua versione 2.0 utilizza, invece, la Proof of Stake per rendere la rete più sicura. Questo protocollo sostituisce il mining con lo staking, riducendo così il consumo energetico, e sostituisce i miners con i validatori, che “puntano” le proprie criptovalute per creare nuovi blocchi.

Possibili scenari futuri

L’ecosistema Ethereum sta crescendo moltissimo negli ultimi anni grazie all’impiego delle sue dApp nel mondo finanziario (le cosiddette app di DeFi, finanza decentralizzata), nell’arte (con gli NFT, non-fungible token) e nei giochi. Per migliorare la sua scalabilità nel 2023 Ethereum ha introdotto anche lo sharding.

Anche Bitcoin ha avuto diversi aggiornamenti, come Taproot per l’abilitazione all’utilizzo degli smart contract, e Bitcoin Lightning Network, un protocollo di pagamento di secondo livello sovrapposto a Bitcoin che consente di rendere più veloci le transazioni, in modo da risolvere il problema della scalabilità.

Quale resisterà nel tempo? Probabilmente entrambe.

Digital Gold vs Digital Silver

Il Bitcoin è ricordato come l’oro digitale perché è stata la prima criptovaluta introdotta, con una capitalizzazione di mercato superiore a 375 miliardi di dollari, e perché la sua offerta limitata (con un numero massimo di bitcoin che possono essere minati di 21 milioni) può garantire la conservazione del valore. Ethereum, invece, è l’argento digitale perché è la seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato e, proprio come il metallo prezioso a cui è paragonato, ha un’ampia varietà di applicazioni.

Lascia un commento